sabato 24 novembre 2007

Telepass: ma perchè paghiamo di più ?


La scorsa estate l'amico Nicholas di Londra, mi chiedeva, con ironia tutta inglese, come mai in Italia chi utilizza il sistema Telepass, paga più di chi usa i contanti al casello. A dire il vero, ancora oggi non saprei cosa rispondergli !
Chiariamo subito che la questione è fondata: chi usa il Telepass, spende di più rispetto a chi paga in contanti.
Per capire meglio, partiamo dalla semplice considerazione che gli utenti pagano per poter utilizzare le autostrade. In prima analisi sembra logico a tutti che l'uso di un sistema automatico di pagamento costi meno dell'impiego di risorse umane. In tal caso sarebbe ottimo veder tradurre il minor costo in un minore prezzo di pedaggio.
Di questo tema non sembra esserci traccia in internet. Pare che la cosa non sorprenda nessuno e persino il sempre presente ministro Antonio Di Pietro se ne è occupato molto marginalmente in un post del 21/07/2006.
Nel frattempo il numero degli apparati Telepass in circolazione cresce moltissimo (Rif. pag. 48 Relazione al Bilancio), nel solo 2006 arriva ad un totale di 5.336.523. Rispetto al 2005:Questo fatto, dato che i contratti Telepass prevedono sempre costi una tantum o canoni periodici, genera continuamente maggiori ricavi oltre la normale quota legata al pedaggio. Telepass Family infatti prevede un canone trimestrale o mensile (a seconda dei Km percorsi) pari ad € 3,72, Telepass con Viacard su conto corrente ha un canone di € 1.24 mensile ma riscuote il canone annuale di Viacard di € 15,49. Telepass ricaricabile è priva di canone ma, a differenza degli altri tipi, prevede un costo fisso una tantum per l'apparato, pari ad € 49,90. (Tutti gli importi qui sopra riportati sono comprensivi di IVA).Mi chiedo allora se sia giusto che si sia potuta realizzare questa condizione: ossia che a fronte di evidenti minori costi per l'automazione di un servizio, i clienti siano addirittura costretti a pagare di più. Non stiamo parlando di grandi cifre ma questo, invece che tranquillizzarmi, forse mi preoccupa maggiormente: dove ci si permette il poco, ci si può permettere il molto. Vorrei ad esempio non sentirmi preso in giro dalle pubblicità che dicono che Telepass è conveniente e che fa risparmiare. Un'ultima parola su Telepass Premium, tanto pubblicizzata in questi ultimi tempi: si tratta di un pacchetto di sconti ed agevolazioni che comprende anche l'assistenza stradale, pagando un sovra canone tutto sommato modesto. Non è quindi questo che può far dire che Telepass conviene, dato che ancora una volta, e qui non ho nulla da dire, paghiamo un poco di più.

Forse tocca a LEXCIVILIS sollevare questo tema; lo faremo fornendo per prima cosa alcuni dati ufficiali, presi dalla Relazione e Bilancio 2006 di Autostrade S.p.A. per tentare di trarne delle conclusioni.
Il progressivo incremento dell'automazione dei pagamenti del pedaggio incrementa l'efficienza operativa, ossia il bilancio tra i benefici attesi e le risorse impiegate. Questo semplice fatto è ribadito dall'Amministratore Delegato di Autostrade, l'ing. Giovanni Castellucci, nella Lettera allegata al Bilancio 2006.
Nel 2006, l'esazione del pedaggio con Telepass ha raggiunto il 50% contro il 30% di quella mediante contanti in porta manuale (Rif. pagg. 30 e 80 Relazione al Bilancio). Se consideriamo che a fianco del Telepass, di cui da tempo esistono diverse tipologie, esistono altre modalità di esazione automatica vediamo che tutte concorrono a determinare nel 2006 il 69.31% contro il 30,00% del vecchio sistema manuale; il restante 0,69% è dovuto a scioperi, violazioni, altro. Rispetto al 2005 il sistema di riscossione manuale è sceso del 4,20%, mentre quelli automatici salgono del 6,22%. In termini assoluti i pagamenti con il sistema manuale diminuiscono di 12.686.095 unità, mentre sono ben 39.173.371 in più quelli realizzati con i sistemi automatici (di quelli Telepass sono 30.051.703).
Parlando poi di risorse umane (Rif. pag. 131 Relazione al Bilancio), non appare azzardato accostare il dato precedente alla diminuzione del 3,7% del corpo esattoriale medio, soprattuto se vediamo come ciò permetta di mantenere invariato il numero di riscossioni manuali al giorno per esattore (da 228 nel 2005 a 227 nel 2006). Se il numero medio degli esattori non fosse diminuito si sarebbe invece passati da 228 riscossioni giornaliere nel 2005 a sole 219 nel 2006. Sembrerebbe che la diminuzione di questa parte dell'organico sia funzionale a mantenere lo stesso livello di produttività nella specifica attività di esazione manuale; certo può anche trattarsi di una coincidenza data dai numeri.
Ricapitoliamo i dati fin qui visti: aumentano di molto le esazioni fatte con sistemi automatici e diminuiscono quindi quelle manuali ed in contanti, mentre nel contempo diminuiscono anche gli esattori, esattamente in modo tale da mantenere costante il numero di esazioni manuali giornaliere pro capite.

Nel frattempo il numero degli apparati Telepass in circolazione cresce moltissimo (Rif. pag. 48 Relazione al Bilancio), nel solo 2006 arriva ad un totale di 5.336.523. Rispetto al 2005:
* aumento Telepass Family = + 372.000
* aumento di Telepass Businnes = + 109.000
* aumento di Telepass Ricaricabile = + 9.000
Questo fatto, dato che i contratti Telepass prevedono sempre costi una tantum o canoni periodici, genera continuamente maggiori ricavi oltre la normale quota legata al pedaggio. Telepass Family infatti prevede un canone trimestrale o mensile (a seconda dei Km percorsi) pari ad € 3,72, Telepass con Viacard su conto corrente ha un canone di € 1.24 mensile ma riscuote il canone annuale di Viacard di € 15,49. Telepass ricaricabile è priva di canone ma, a differenza degli altri tipi, prevede un costo fisso una tantum per l'apparato, pari ad € 49,90. (Tutti gli importi qui sopra riportati sono comprensivi di IVA).

Questi proventi da canoni nel 2006 sono pari ad € 61.100.000 (Rif. pagg. 48 Relazione al Bilancio). Combinando i dati di aumento del numero degli apparati dei diversi sistemi di Telepass, con le condizioni di canone o di costo iniziale, possiamo stimare in oltre € 11.000.000 l'incremento che questa voce ha portato nel 2006. Questo dato emerge comunque in modo chiaro verificando che nel 2005 i ricavi da canone Telepass erano € 54.800.000: un incremento nel 2006 del 21%.
Ricapitoliamo: il meccanismo alternativo dei canoni, delle quote associative e della quota iniziale, combinato per i diversi tipi di Telepass e rapportato per il numero medio di nuovi apparati nel 2006, fa si che Autostrade realizzano un profitto non legato ai pedaggi, di €61.100.000. Stiamo parlando di un maggior ricavo che pesa per 12,6 €cent su ogni singola operazione Telepass (484.078.720 operazioni Telepass nel 2006 - Rif. pagina 81 Relazione al Bilancio).

Mi chiedo allora se sia giusto che si sia potuta realizzare questa condizione: ossia che a fronte di evidenti minori costi per l'automazione di un servizio, i clienti siano addirittura costretti a pagare di più. Non stiamo parlando di grandi cifre ma questo, invece che tranquillizzarmi, forse mi preoccupa maggiormente: dove ci si permette il poco, ci si può permettere il molto. Vorrei ad esempio non sentirmi preso in giro dalle pubblicità che dicono che Telepass è conveniente e che fa risparmiare. Un'ultima parola su Telepass Premium, tanto pubblicizzata in questi ultimi tempi: si tratta di un pacchetto di sconti ed agevolazioni che comprende anche l'assistenza stradale, pagando un sovracanone tutto sommato modesto. Non è quindi questo che può far dire che Telepass conviene, dato che ancora una volta, e qui non ho nulla da dire, paghiamo un poco di più.

Edoardo Capulli

LINK: il Bilancio 2006 del Gruppo Autostrade

domenica 4 novembre 2007

Costituzione, libertà di stampa e Blog

Si è parlato tanto del famoso disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri del 3 agosto sulla riforma dell'editoria che metterebbe a rischio la libertà dei blogger. Si tratta del DDL Prodi, Levi contro il quale si sono alzati gli scudi dei blogger e si è abbattuta la critica del ministro Antonio Di Pietro. Personalmente ho fatto fatica a farmi un'opinione almeno fino ad oggi, quando dopo una lunga ricerca internet, ho finalmente trovato il testo.

Per logica, mi sarei aspettato di trovare il testo del DDL allegato al resoconto della seduta del consiglio dei ministri o quantomeno nell'elenco dei PDL (progetti di legge) o DDL (disegni di legge) alla Camera od al Senato. Invece niente !

Neppure negli allegati ai resoconti della VII commissione permanente della Camera (Cultura), presso la quale mercoledì 24 ottobre, dalle 15:10 alle 16:15, si è svolta l'audizione del sottosegretario Ricardo Franco Levi, vi è traccia del testo del disegno di legge.

Alla fine, tuttavia il testo è saltato fuori dal sito del ministro Antonio Di Pietro, al quale va tutta la mia gratitudine ed ammirazione, per il mirabile lavoro di trasparenza ed informazione che sta facendo. In questo caso almeno, il ministro è stato come la parete di vetro della casa dei segreti: bravo !

LINK al testo del disegno di legge sul riordino dell'editoria

Il riferimento all'Art. 21 della Costituzione è nell'Art. 1, Finalità generali del disegno di legge. I punti incriminati, sembra proprio a ragione, sono in particolare quelli definiti dagli articoli 5, 6 e 7. Il sottosegretario ha più volte smentito a mezzo stampa l'applicabilità di tale futura legge ai blog od ai vari siti di informazione a titolo gratuito e personale, pubblicati su internet: dice che sarà necessario comunque regolamentare ad esempio i contenuti web di giornali od emittenti presenti come operatori economici nel mercato dell'informazione. Sembra evidente che tale indirizzo si possa attuare solo ed unicamente cambiando i contenuti del DDL e non altrimenti.

Una piccola sorpresa la abbiamo se leggiamo il testo di un'altra audizione tenuta del sottosegretario Levi, giovedì 26 ottobre dalle 11:10 alle 13:00 sempre presso la Commissione VII (Cultura, Scienza e Istruzione) della Camera. Si parla degli interventi a favore dell'editoria previsti nella nuova manovra finanziaria ma, ad un certo punto (Rif. pagina 6, metà inferiore della seconda colonna, del testo pdf), il sottosegretario parla anche del famoso DDL. Leggendo attentamente scopriamo che:
  • la bozza del DDL è stata elaborata da "una commissione di esperti di diritto e di economia esperti di diritto amministrativo, di diritto penale, di diritto civile ed esperti di economia delle imprese editoriali";
  • la commissione è guidata dal Professor Cheli;
  • è stato chiesto alla commissione di "predisporre da subito un calendario di audizioni con gli attori del mondo dell’editoria e con le associazioni e le organizzazioni che lo rappresentano – dalla Federazione degli editori alla Federazione dei giornalisti, alle varie associazioni che raccolgono le imprese dell’editoria – e con le Commissioni parlamentari".
La sorpresa nasce da due domande che mi faccio:
  1. si sono scomodati (e temo anche, pagati) fior di esperti e di professori per partorire un Disegno di Legge definito da un ministro come "liberticida" ed attaccato dalla quasi totalità dei cittadini che popolano internet ?
  2. perché le rassicurazioni del sottosegretario alla stampa non sono state seguite dall'inserimento nel calendario delle audizioni della famigerata commissione di parte della popolazione di internet o da una fase di studio del problema dell'informazione spontanea e libera ?
Nei programmi del governo, il DDL sarà pronto e maturo a primavera, vegliate gente a che le pur buone e chiare intenzioni dell'esecutivo, si traducano in qualcosa di meglio ...
Edoardo Capulli

venerdì 2 novembre 2007

La Legge di Dio, la Legge dei Santi, la Legge dell'Uomo

La festività cattolica di oggi offre lo spunto per parlare di una legge di ordine diverso, la Legge di Dio.
Per correttezza verso gli improbabili lettori di queste pagine, dico che questo scritto sarà lungo; a mia discolpa tuttavia vi sia il fatto che la maggior parte è costituita da brani della Bibbia e di altri testi sacri, mentre il mio commento rimane sostanzialmente contenuto. La Legge di cui parlerò di seguito è quella del Dio di Abramo, di Mosè e di Gesù Cristo.
Come si trasmette la Legge, da Dio agli uomini ?
Una lettura semplice ci fa subito scorgere un primo livello in cui Dio stesso recita (Esodo e Deuteronomio) e scrive su pietra (Deuteronomio) alcuni comandamenti, illustrati al popolo dalla voce di Mosè. E' il livello della comunicazione diretta, verbale e scritta, da Dio agli uomini. Su questo piano si pone anche gran parte del messaggio orale di Gesù, riportato nei vangeli.
Un secondo livello ci viene suggerito dalla considerazione molto attuale che il messaggio di Dio agli uomini non passa solo attraverso le parole dette o le frasi scritte. La comunicazione comporta molti diversi vettori che possiamo intuire essere negli atteggiamenti, nel fare, nel non fare, nella scelta degli amici ed in molto altro ancora.
Infine il terzo livello possiamo trovarlo nell'interpretazione e nella costruzione filosofica e teologica fatte dalla Religione.

Primo livello
Dio parla agli uomini


La Bibbia (Esodo 20-2:17) narra che Dio pronunciò queste parole al popolo d'Israele, in fuga dall'Egitto:
2 "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: 3 non avrai altri dèi di fronte a me. 4 Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. 5 Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6 ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
7 Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
8 Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: 9 sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; 10 ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. 11 Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
12 Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.
13 Non uccidere.
14 Non commettere adulterio.
15 Non rubare.
16 Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
17 Non desiderare la casa del tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".

Le stesse Leggi sono riportate dal libro del Deuteronomio (Deuteronomio 5-6:20):
6 Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. 7 Non avere altri dèi di fronte a me. 8 Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. 9 Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, 10 ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.
11 Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano.
12 Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. 13 Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, 14 ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. 15 Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.
16 Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.
17 Non uccidere.
18 Non commettere adulterio.
19 Non rubare.
20 Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
21 Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.

Nel primo dei due testi (Esodo 21-1) Dio stesso aggiunge: "Queste sono le norme che tu esporrai loro". Si riferisce a quanto appena detto, ossia ai comandamenti, oppure a quanto segue ? Il dubbio credo sia fondato, se appena si legge la parte successiva, della quale riporto solamente alcuni brani:
2 Quando tu avrai acquistato uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni e nel settimo potrà andarsene libero, senza riscatto ...... 12 Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte ...... 16 Colui che rapisce un uomo e lo vende, se lo si trova ancora in mano a lui, sarà messo a morte ...... 22 Quando alcuni uomini rissano e urtano una donna incinta, così da farla abortire, se non vi è altra disgrazia, si esigerà un'ammenda, secondo quanto imporrà il marito della donna, e il colpevole pagherà attraverso un arbitrato. 23 Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita: 24 occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, 25 bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.

Una differenza di sostanza si avverte tra i comandamenti e le prescrizioni che li seguono: mentre i primi illustrano cosa non fare senza parlare di punizione, i secondi definiscono i tratti di un vero sistema giudiziario. "Non rubare", intima all'uomo di non fare un atto contrario al volere di Dio; "Chi uccide sarà ucciso" prescrive una pena: la pena di morte. Dato che norma vuol dire modello, regola, ordine, misura di riferimento o modo, ci sembra di poter intendere che Dio si riferisca sia ai comandamenti che alle leggi che li seguono. Si dice infatti "a norma di legge" come a dire secondo il metro, la regola o l'ordine definito dalla legge. I comandamenti sembrano tracciare le regole e le misure che le leggi devono avere come riferimento. Curioso come ai nostri occhi di cittadini del terzo millennio, queste leggi sembrino così simili ai rudimentali codici che regolavano la vita dei feudi, in un medioevo che aveva visto l'oblio del potente diritto romano. Curioso ancora scoprire un Dio apparentemente a favore della pena di morte: mi inquieta pensare ad un Massimo D'Alema più buono di Dio.
Sul fronte della Legge e della Norma dette da Dio al suo popolo, i comandamenti di Gesù Cristo. Quando gli si pone la domanda: “Qual è il più grande comandamento della Legge?” ( Matteo 22,36 ), Gesù risponde: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti” ( Matteo 22,37-40 ) [Deuteronomio 6,5; Levitico 19,18 ]. Il Decalogo deve essere interpretato alla luce di questo duplice ed unico comandamento della carità, pienezza della Legge. Il precetto "non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare" e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: "amerai il prossimo tuo come te stesso".
Ecco cosa dice Dio in sostanza: l'amore non fa nessun male al prossimo; pieno compimento della Legge è l'amore. In quella parte del vangelo letta oggi nelle chiese, o meglio in quella che la segue si trova una splendida summa dell'interpretazione che Gesù dà direttamente ad una moltitudine di gente, della Legge di Dio: si tratta del discorso delle beatitudini (Matteo 5-1:48) che non riporto ma che invito tutti a leggere.

LINK AL DISCORSO DELLE BEATITUDINI.

Secondo livello
Le azioni di Dio parlano agli uomini

Nei testi sacri, la Bibbia ed i Vangeli, leggiamo di un Dio paziente: il suo popolo lo dimentica e Lui ritorna come un amico fedele ad aiutarlo. Se espone leggi dure come quelle che abbiamo ricordato poco prima, tuttavia ha un'infinita carica di pazienza, di perseveranza e di fiducia nell'Umanità tutta. Viene da dire che è proprio l'Umanità intera la sua vera creatura. Adamo è la creatura di Dio e da questi il Creatore crea la donna; i due generano poi tutta l'Umanità che solo nella sua interezza conserva l'unicità dell'essere creatura di Dio. Gesù poi viene sulla Terra per sacrificarsi per tutti gli uomini e per avvertirli nuovamente che bisogna seguire il volere di Dio. Si sacrifica per tutta l'umanità ma i suoi comportamenti denunciano una grande attenzione ai problemi ed alla sofferenza di ciascun uomo o donna che incontri nel suo cammino. Chiama per nome chi lo cerca e non gli è mai stato presentato, vede gli invisibili, va a cercare gli ultimi con la semplicità ed il coraggio che diremmo proprio dei "figli di Dio". Pieno di delicatezze, esorta, conforta, guarisce, dà una seconda possibilità, parla di pentimento e di vita nuova per ciascuno e per tutti. E' benevolo con le prostitute e con i pubblicani pentiti, magnanimo di grazia con gli indigenti così come si mostra infastidito dai farisei, dai moralisti falsamente per bene. E' addirittura violento, in un modo infinitamente meno duro di Dio padre, con chi non ha rispetto e reverenza per il volere di Dio, come i mercanti del tempio e minaccioso con chi abbia in animo di far male ai bambini. Non c'è traccia nei discorsi di
Dio padre prima e nelle parole di Gesù dopo, di alte e raffinate costruzioni teologiche o filosofiche.

Terzo livello
I filosofi ed i teologi della religione

I Vizi e le Virtù, la Legge naturale, il momento esatto in cui inizia la vita, sono tutti concetti che elevano il livello del discorso. Parole ben più dotte di quelle che ha voluto pronunciare Dio stesso, si sono riversate come fiumi, in mari di volumi preziosamente rilegati. Dotte disquisizioni hanno sovrastato, con alta retorica e splendida forma, le semplici norme che Dio ci ha dato. Quando ci si innalza per vedere meglio, bisogna però salire molto al di sopra del livello delle nuvole e non rimanervi intrappolati dentro. Se saliamo molto al di sopra di questi meravigliosi monumenti filosofici e morali troviamo che alla fine di tutto bastava dire proprio: "Ama il prossimo tuo come te stesso".
Se molti dei numerosissimi dotti e saggi avessero fatto ciò, sarebbero rimasti disoccupati o costretti a trovarsi attività faticose e meno comode: ad esempio lavorare o fare qualche cosa di utile per gli altri o peggio dare il buon esempio.
Non criticherò oltre i dotti ed userò prudenza. Confesso che sono combattuto da un dilemma interiore che si capisce da quanto segue: apprezzo moltissimo un'opera molto bella (e molto dotta) di un padre della Chiesa, San Tommaso D'Aquino, "I vizi capitali". E' bella, davvero illuminante ed eternamente attuale. Ma servono veramente oltre 600 pagine per capire il concetto ? Forse per capirlo bene, in tutte le sue mille forme e sfaccettature, si. Ma se costringessimo gli altri a leggere tutta questa splendida dottrina non rischieremmo di fargli leggere al contrario la parola di Dio ? Non rischieremmo di farli agire secondo la norma "Ama te stesso come io ti ho detto di amare gli altri ?".
Considerazioni finali
Se tutti gli uomini avessero davvero l'amore verso il prossimo come principale norma del loro comportamento, allora e solo allora la Legge sarebbe dentro i loro cuori e dentro le loro azioni. Ecco che non servirebbe più scriverla nei codici e praticarla nei tribunali. Ma allora non è necessario che la Legge scritta dall'Uomo abbia in gli strumenti per conquistare il cuore il cuore dell'Umanità ? Non è necessario in ultimo che la Legge scritta dall'Uomo debba sempre prevedere strumenti utili ad avvicinarci verso l'unico obiettivo che renda tutti giusti ?
La Legge e le norme di Dio hanno insegnato all'Uomo che bisogna scrivere cosa non fare, prescrivere i giusti comportamenti e le punizioni per i trasgressori: noi abbiamo capito ed abbiamo scritto le nostre leggi.
La pazienza di Dio e la fiducia nell'Uomo ci hanno insegnato che si può cadere e rialzarsi ed imparare dai propri errori: la storia degli uomini è piena di seconde possibilità.
La dolcezza e le azioni di Gesù ci dovrebbero avere insegnato che bisogna guardare con amore ad ogni singolo uomo e mostra la via della gioia nell'agire secondo le buone norme: qui siamo veramente indietro.
Nonostante siano molti i seguaci di Gesù, la loro principale azione sul fronte delle Leggi dell'uomo è ancora volta a porre divieti e fabbricare recinti. Se parlassimo la lingua di Cristo, non vieteremmo ma diremmo con animo schietto cosa è bene e cosa è male fare e guidati dall'amore, sapremmo entusiasmare gli uomini con esempi di beatitudini e dare a ciascuno una speciale attenzione ed una seconda possibilità.
Sapremmo dire ad esempio che tutte le nostre leggi dovrebbero contenere una parte di prescrizione dei comportamenti corretti ed una di chiarificazione di quelli sbagliati; sapremmo chiarire bene la pena prevista e prevedere una possibilità di espiazione volta alla riparazione del danno fatto ed al recupero della persona umana, ad una dimensione nuova. Sapremmo prevedere parti in cui premiare i buoni comportamenti, per poter dire: beati quelli che rispettano ed aiutano a far rispettare questa nostra legge. Sapremmo scrivere la Legge in modo tale che essa preveda come migliorare la società, in modo che quanto prescrive diventi sempre di più patrimonio comune dell'animo umano. Sapremmo e vorremmo misurarne l'efficacia nel tempo in termini di funzionalità verso l'unico vero obiettivo di giustizia: che ciascuno ami il prossimo suo come se stesso.

Edoardo Capulli