Dobbiamo capire se nella pubblica amministrazione trovano rifugio, meglio che nelle imprese private, i cosiddetti fannulloni. Parlo di quei dipendenti che invece di lavorare si imboscano o che comunque ci "danno di piatto". Voglio fare qualche esempio di casi reali e concreti dei quali mi è giunta voce direttamente:
1) la signora che si ammala sempre, immancabilmente e con straordinaria ripetitività i soli sabati;
2) la signora che per un capriccio del destino si trova a prendersi un giorno di malattia guarda caso sempre nei giorni in cui ha il rientro pomeridiano;
3) la signora del punto 1) o quella del punto 2) che non riuscendo ad evadere tutto il lavoro riescono a farsi autorizzare sempre le ore di straordinario;
4) la signora che entra al lavoro alle 8:20 e segna 8:00, tutti i giorni, anche quando la flessibilità di orario dice dalle di entrare dalle 8:00 alle 8:15;
5) il dirigente che non controlla mai, ma proprio mai, quando effettivamente entrano al lavoro i dipendenti, magari facendosi una stampa delle timbrate o ritirando il registro delle firme tutti i giorni alle 8:15 in punto;
6) la signora che dopo aver timbrato, esce a prendersi un caffè e dato che il fruttivendolo è li vicino fa la spesa; siccome poi i pacchi pesano, prende la macchina; dato che non è a piedi, fa un salto al supermercato e tornando a casa non scorda il pane e la carne: il tutto senza timbrare l'uscita;
7) il dipendente che per non sciuparsi tutte le ferie si prende un po di giorni di malattia per fare i lavori a casa od in campagna;
8) il dirigente che non controlla che le persone che deve gestire lavorino tutte e bene;
9) la signora che siccome ha i figli lontani all'università va tranquillamente a fargli da cameriera prendendosi serenamente qualche giorno di malattia verso il fine settimana.
In tutti questi casi trovo sinceramente che il termine fannulloni sia addirittura troppo blando. Sarebbe in molti casi più corretto dire birbaccioni. Se uno infatti decide di fingersi in malattia, è chiaro il suo disegno di rubare lo stipendio, di dichiarare il falso, di danneggiare la sua amministrazione, il tutto per i suoi comodi. Nel pubblico impiego questi soggetti sono percentualmente tra il doppio ed il triplo che nel settore privato. Ma se in quest'ultimo il problema è del loro datore di lavoro che ha pure qualche strumento a mio avviso inefficiente per rimediare, nel pubblico il problema è di tutti noi.
Il Prof. Renato Brunetta, appena nominato neo ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, ha esordito con un entusiasmo quasi incontenibile, suonando la carica contro i fannulloni. La stampa e la televisione, perlomeno, hanno voluto dare l'accento proprio su questo punto. L'immagine arrivata dai media non è quella classica di un ministro che in modo molto istituzionale attacca con le consuete lodi alla grande professionalità ed allo spirito di abnegazione dei dipendenti, bla bla bla ... per poi accennare con cipiglio che certo bisogna instaurare meccanismi premianti per i buoni ma anche porsi l'obiettivo di migliorare la produttività, bla bla bla. L'immagine è sembrata piuttosto quella di un medico che ti parla subito della malattia senza doverti prima elencare necessariamente tutti gli organi che ancora funzionano.
Mi sembra che a parte i fannulloni chiamati in causa e qualche sindacato, questo esordio non abbia veramente preoccupato né indignato nessuno. Tuttavia il 5 giugno il deputato Furio Colombo, noto per i notevoli trascorsi giornalistici e politici, insieme ad alcuni parlamentari dell'opposizione, presentando il nuovo blog "Piazza del dissenso" (dal 9 giugno 2008 su www.micromega.net), ha dato mostra di pensarla diversamente. Scartato forse troppo sgarbatamente dalle primarie per il Partito Democratico e forse in cerca di un suo spazio sul palcoscenico politico, Furio Colombo ha rinfacciato a Brunetta proprio il fatto di non essersi comportato come un tranquillizzante ministro dei bei tempi andati. Nella foga oratoria, il deputato giornalista si è lasciato andare fino a definire l'economista del Popolo delle Libertà, mini-ministro:
"
L'idea che arriva un ministro, che per prima cosa minaccia di espellere i medici di trovare i fannulloni, di licenziare e che lancia fulmini saette e maledizioni sul settore che gli è stato affidato, perché
di solito ministro del ..., vuol di re prendersi cura di ... . Non si è mai visto un ministro della Forza armate, un ministro della Difesa che per prima cosa dice - adesso facciamo piazza pulita del generali, oppure dei soldati -. Di solito dice - ho fiducia nelle Forze armate, perché sono una garanzia della democrazia - e così via. Tipicamente, per quanti progetti di riforme abbia, un ministro è un "taking care of", è un qualcuno che viene per prendersi cura di. Qui abbiamo questa comica finale del mini-ministro, il quale si scatena nei confronti del fannullone. Ed è chiaro che il fannullone, siccome è vittima designata, è chiaro che sarà trovato". (trascritto dal
filmato originale LINK).
Penso che Furio Colombo ci sia rimasto male per primo per la squallida battuta, e che le scuse che poi ha presentato siano lo specchio di un sincero dispiacere. Stessa cosa per il ministro Brunetta che probabilmente si è dimostrato nell'impulsività, della stessa pasta del suo critico, lanciandosi in considerazioni di dubbio gusto. Speriamo che la smettano di farsi battute reciprocamente, anche perché entrambi presentano materia per un lunghissimo scambio di simili piacevolezze.
La cosa che mi sorprende è il pessimismo di Colombo il quale pensa che la battaglia contro i veri fannulloni sia persa in partenza, tanto da paventare con argomenti a mio avviso privi di qualsiasi logica, una caccia alle streghe. Dice in sostanza che siccome qualcuno bisognerà pur licenziarlo, la norma sui fannulloni darà il pretesto ai dirigenti per liberarsi degli elementi a loro scomodi.
Allora una proposta forte: dato che anche la saggezza popolare ci ricorda che "la padella si prende dal manico", iniziamo la caccia ai fannulloni a partire proprio dai dirigenti. Se un ufficio non funziona la colpa principale è proprio di quest'ultimi che hanno come scopo principale del loro incarico proprio il far ben lavorare i sottoposti. Ma smettiamola, per piacere, di pensare che un ministro debba essere un papà buono e basta: come tale deve in primo luogo rispondere dell'efficienza della Pubblica amministrazione a tutti gli italiani, non tutelare corporativamente i suoi dipendenti. Basta con questi paternalismi ed avanti con un pizzico di sano pragmatismo.