Quindi, riassumendo, in condizioni di povertà diffusa e forte insicurezza, le libertà individuali sono spesso messe a dura prova, mentre anche nei paesi più ricchi, un aumento dell’insicurezza, legato ad esempio al terrorismo od alla recessione, porta ad accettare un minor livello di libertà. Ecco che sembra dimostrato come vi sia un’influenza misurabile dell’economia sul livello di libertà e forse di civiltà dei popoli.
Prendendo a pretesto questa considerazione possiamo fare un ragionamento simile, pensando più in piccolo a quali conseguenze immediate possa portare un forte aumento del prezzo del carburante sulla nostra libertà … di movimento. Negli ultimi anni, ad esempio, il prezzo dei carburanti è notevolmente salito (32% da settembre 2004) e la tendenza si mantiene al rialzo. Mediamente per percorrere 10 chilometri spendiamo quasi 1 Euro (circa 97 centesimi) solo per il carburante.
Il mondo attuale è caratterizzato, rispetto al passato, da una gran facilità di movimento. Se per spostare soldi e documenti basta un computer connesso ad internet, le persone e le merci, invece, viaggiano su mezzi di trasporto. Il traffico delle merci può giovarsi di più raffinati sistemi di gestione logistica o di vettori alternativi per recuperare la competitività persa con l’aumento del carburante. Gli unici soggetti a risentire completamente dell’aumento di prezzo sono le persone che comincerebbero a fare i conti con un prezzo di carburante ben oltre i 10 centesimi d’euro al chilometro. Le strategie correttive di maggiore efficacia sono tutte a medio o lungo periodo, come ad esempio un forte miglioramento del trasporto pubblico, il ricambio tecnologico dei motori, l’introduzione di carburanti a minor costo e non legati al prezzo del petrolio, come il metano o l’idrogeno. Un tale cambiamento dovrebbe realizzarsi in maniera graduale fino a che il prezzo industriale dei carburanti non cresca oltre un fattore 2 o 3 rispetto al valore attuale. A quel punto una famiglia che percorra 15.000 chilometri l’anno (media Eurotax e Quattroruote) si troverebbe a pagare tra gli € 1.425 e gli € 2.850 in più l’anno. Sopra questi livelli diventa conveniente affrontare la maggiore spesa di un mezzo a metano che attualmente si aggira attorno agli € 3.000.
Ho quindi deciso di fare un’analisi statistica che cerchi di prevedere un limite ragionevole per il prezzo industriale del carburante sulla base dell’andamento degli ultimi anni. Tale analisi è solo parzialmente viziata da una mancanza di parametri legati alle previsioni dei futuri scenari politici, dato che possiamo affermare che gli anni appena trascorsi sono stati tra i più movimentati degli ultimi decenni. Il passato quindi contiene in se quegli elementi d’instabilità necessari per fare estrapolazioni sensate anche sul futuro.
Sono partito dalla composizione del prezzo dei carburanti in Italia, per capire l’incidenza delle diverse voci di costo. Per questo ho utilizzato i dati raccolti dal 2004 dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe del Ministero dello sviluppo economico. Fino allora la rilevazione sul prezzo delle benzine non era fatta. Purtroppo i prezzi dei carburanti cui si accede da un comodo link in alto nella Home page, sono presentati in maniera tabellare e segmentata per periodi e zone. Anche nella sezione storica delle “Rilevazioni settimanali” le informazioni sono esposte come singoli rapporti settimanali scaricabili in PDF. Senza interrogarmi sul perché dati così importanti non beneficino di un metodo espositivo più chiaro ed immediato, ho scaricato tutti i rapporti settimanali e li ho messi prima su di una tabella e poi su di un grafico che presento qui di seguito.
Premetto che il prezzo finale è dato dalla somma del prezzo industriale, ossia il ricavo delle società petrolifere, dell’accisa sui carburanti e dell’IVA.
Per chiarezza ecco un estratto della tabella ricostruita, sotto al quale si trova il collegamento per scaricarla interamente in formato compatibile excel (csv) :
Data | Prezzo Industriale | Accisa | IVA | Prezzo Finale |
30/06/2008 | 0,707 | 0,564 | 0,254 | 1,525 |
26/06/2006 | 0,550 | 0,564 | 0,223 | 1,337 |
06/09/2004 | 0,404 | 0,559 | 0,192 | 1,155 |
E’ da notare che l’accisa è un’imposta che grava sulla quantità e non sul valore dei carburanti venduti e che non risente per questo delle variazioni del prezzo del petrolio. Addirittura, negli ultimi anni, l’accisa si è ridotta. L’IVA invece grava sia sul prezzo industriale che sull’accisa. E’ giusto anche considerare che le forti oscillazioni del prezzo industriale dichiarato dalla società produttrici, sono dovute principalmente al costo del petrolio legato alle politiche estrattive dei paesi produttori ed alle speculazioni di mercato. Forse si fa sentire anche una mai dimostrata e probabilmente per questo molto abile attività di cartello. L’Economia dice poi che l’efficienza operativa dell’industria deve riflettersi in una componente progressivamente decrescente del prezzo industriale, purtroppo molto inferiore alle voci che invece causano i continui rialzi. Molti inoltre hanno notato, salvo non aver dato vere dimostrazioni, che i prezzi dei carburanti salgono subito al crescere del prezzo del petrolio, per poi non scendere o farlo troppo lentamente, quando l’olio nero diventa meno caro.
Dal 2004 ad oggi il prezzo industriale si è spostato dalla fascia € 0,30-0,40 a quella € 0,70–0,80, con un aumento del 75%, mentre il prezzo alla pompa è passato dalla fascia € 1,10-1,20 a quella € 1,50-1,60 con un aumento del 32%. Essendo fortemente determinante per le oscillazioni di prezzo, proprio la sua componente industriale, sono andato ad analizzare quest’ultima, sulla base dell’indice ISTAT dei prezzi alla produzione dei carburanti venduti sul mercato interno. Questo dato è raccolto mensilmente dal 2003. Ho quindi normalizzato (moltiplicato per un fattore fisso) l’indice, per sovrapporlo graficamente alla rilevazione del Prezzo industriale data dall’Osservatorio Prezzi.
Su questi dati, che come si vede dal grafico seguente sono molto ben sovrapponibili, ho fatto delle interpolazioni mediante regressioni esponenziali. La regressione è uno strumento statistico che permette di definire una linea di tendenza per un insieme di dati che, prolungata, permette di prevederne l’andamento successivo. La forma esponenziale è quella utilizzata per dati in fase di crescita, per i quali non si preveda, nelle fasi successive, una stabilizzazione definitiva. Il parametro R al quadrato, citato nei grafici, indica la bontà della previsione, ottima se eguale ad 1 e progressivamente peggiore verso lo zero.
Ho definito le tendenze sia dei dati dell’ISTAT dal 2003 ad oggi (linea azzurra) che di quello dell’Osservatorio (2004 ad oggi, linea arancio), trovandole praticamente identiche. Infine ho azzardato una previsione pessimistica, supponendo che la tendenza della spinta al rialzo degli ultimi due anni sia più influente rispetto ai dati più vecchi (2007 ad oggi, linea blu).
La previsione va nel futuro per un periodo di due anni e sembra mostrare che a metà del 2010 il Prezzo industriale del carburante sarà nella fascia € 0,75-1,10, con un incremento relativo rispetto ad oggi, oscillante tra il 6% ed il 56%. Il prezzo alla pompa, rimanendo inalterate le politiche fiscali, potrebbe quindi anche raggiungere la soglia dei € 2,00. Il bello della previsione statistica è che tiene conto in qualche modo dei dati medi, compensando nel breve periodo fasi alternate di crescita e diminuzione.