giovedì 10 luglio 2008

Il prezzo della libertà … di movimento

Lo stato generale dell’economia è uno dei fattori che influenzano il livello di libertà. La tranquillità economica che viene dal benessere generalizzato, crea sicurezza. Quando una popolazione non avverte apprensione per il futuro e vive in maniera moderatamente agiata, non ci sono motivi per limitare le conquiste di libertà e di civiltà. Se osserviamo il comportamento degli elettori delle democrazie più mature, vediamo come la fiducia nella capacità di gestire l’economia, sia sempre un parametro centrale nella scelta del candidato da votare.
Questo è chiaro se si osservano situazioni estreme. In un paese eccessivamente povero, le libertà individuali purtroppo si piegano facilmente di fronte alle esigenze generali dello stato. Dove regna la povertà o la fame, non sorprende che dilaghino furti, ruberie, razzie e si sviluppino azioni di gruppi armati. La reazione delle autorità a volte giustificabile ma non giusta, inciderebbe profondamente sulle libertà delle persone. Anche nei paesi ricchi, negli ultimi anni, il timore del terrorismo ha reso possibile che molti ritenessero utile vedere limitata parzialmente la propria libertà per guadagnare una maggiore sicurezza. Il rischio di una recessione o di un rallentamento dell’economia ha portato paesi garantisti come l’Italia e la Francia ad alleggerire i cosidetti “diritti” dei lavoratori, introducendo forme di flessibilità, generalmente accettate.
Quindi, riassumendo, in condizioni di povertà diffusa e forte insicurezza, le libertà individuali sono spesso messe a dura prova, mentre anche nei paesi più ricchi, un aumento dell’insicurezza, legato ad esempio al terrorismo od alla recessione, porta ad accettare un minor livello di libertà. Ecco che sembra dimostrato come vi sia un’influenza misurabile dell’economia sul livello di libertà e forse di civiltà dei popoli.

Prendendo a pretesto questa considerazione possiamo fare un ragionamento simile, pensando più in piccolo a quali conseguenze immediate possa portare un forte aumento del prezzo del carburante sulla nostra libertà … di movimento. Negli ultimi anni, ad esempio, il prezzo dei carburanti è notevolmente salito (32% da settembre 2004) e la tendenza si mantiene al rialzo. Mediamente per percorrere 10 chilometri spendiamo quasi 1 Euro (circa 97 centesimi) solo per il carburante.
Il mondo attuale è caratterizzato, rispetto al passato, da una gran facilità di movimento. Se per spostare soldi e documenti basta un computer connesso ad internet, le persone e le merci, invece, viaggiano su mezzi di trasporto. Il traffico delle merci può giovarsi di più raffinati sistemi di gestione logistica o di vettori alternativi per recuperare la competitività persa con l’aumento del carburante. Gli unici soggetti a risentire completamente dell’aumento di prezzo sono le persone che comincerebbero a fare i conti con un prezzo di carburante ben oltre i 10 centesimi d’euro al chilometro. Le strategie correttive di maggiore efficacia sono tutte a medio o lungo periodo, come ad esempio un forte miglioramento del trasporto pubblico, il ricambio tecnologico dei motori, l’introduzione di carburanti a minor costo e non legati al prezzo del petrolio, come il metano o l’idrogeno. Un tale cambiamento dovrebbe realizzarsi in maniera graduale fino a che il prezzo industriale dei carburanti non cresca oltre un fattore 2 o 3 rispetto al valore attuale. A quel punto una famiglia che percorra 15.000 chilometri l’anno (media Eurotax e Quattroruote) si troverebbe a pagare tra gli € 1.425 e gli € 2.850 in più l’anno. Sopra questi livelli diventa conveniente affrontare la maggiore spesa di un mezzo a metano che attualmente si aggira attorno agli € 3.000.

Ho quindi deciso di fare un’analisi statistica che cerchi di prevedere un limite ragionevole per il prezzo industriale del carburante sulla base dell’andamento degli ultimi anni. Tale analisi è solo parzialmente viziata da una mancanza di parametri legati alle previsioni dei futuri scenari politici, dato che possiamo affermare che gli anni appena trascorsi sono stati tra i più movimentati degli ultimi decenni. Il passato quindi contiene in se quegli elementi d’instabilità necessari per fare estrapolazioni sensate anche sul futuro.
Sono partito dalla composizione del prezzo dei carburanti in Italia, per capire l’incidenza delle diverse voci di costo. Per questo ho utilizzato i dati raccolti dal 2004 dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe del Ministero dello sviluppo economico. Fino allora la rilevazione sul prezzo delle benzine non era fatta. Purtroppo i prezzi dei carburanti cui si accede da un comodo link in alto nella Home page, sono presentati in maniera tabellare e segmentata per periodi e zone. Anche nella sezione storica delle “Rilevazioni settimanali” le informazioni sono esposte come singoli rapporti settimanali scaricabili in PDF. Senza interrogarmi sul perché dati così importanti non beneficino di un metodo espositivo più chiaro ed immediato, ho scaricato tutti i rapporti settimanali e li ho messi prima su di una tabella e poi su di un grafico che presento qui di seguito.
Premetto che il prezzo finale è dato dalla somma del prezzo industriale, ossia il ricavo delle società petrolifere, dell’accisa sui carburanti e dell’IVA.

Prezzo = prezzo industriale + accisa + IVA


Per chiarezza ecco un estratto della tabella ricostruita, sotto al quale si trova il collegamento per scaricarla interamente in formato compatibile excel (csv) :

Data

Prezzo Industriale

Accisa

IVA

Prezzo Finale

30/06/2008

0,707

0,564

0,254

1,525

26/06/2006

0,550

0,564

0,223

1,337

06/09/2004

0,404

0,559

0,192

1,155



E’ da notare che l’accisa è un’imposta che grava sulla quantità e non sul valore dei carburanti venduti e che non risente per questo delle variazioni del prezzo del petrolio. Addirittura, negli ultimi anni, l’accisa si è ridotta. L’IVA invece grava sia sul prezzo industriale che sull’accisa. E’ giusto anche considerare che le forti oscillazioni del prezzo industriale dichiarato dalla società produttrici, sono dovute principalmente al costo del petrolio legato alle politiche estrattive dei paesi produttori ed alle speculazioni di mercato. Forse si fa sentire anche una mai dimostrata e probabilmente per questo molto abile attività di cartello. L’Economia dice poi che l’efficienza operativa dell’industria deve riflettersi in una componente progressivamente decrescente del prezzo industriale, purtroppo molto inferiore alle voci che invece causano i continui rialzi. Molti inoltre hanno notato, salvo non aver dato vere dimostrazioni, che i prezzi dei carburanti salgono subito al crescere del prezzo del petrolio, per poi non scendere o farlo troppo lentamente, quando l’olio nero diventa meno caro.

Dal 2004 ad oggi il prezzo industriale si è spostato dalla fascia € 0,30-0,40 a quella € 0,70–0,80, con un aumento del 75%, mentre il prezzo alla pompa è passato dalla fascia € 1,10-1,20 a quella € 1,50-1,60 con un aumento del 32%. Essendo fortemente determinante per le oscillazioni di prezzo, proprio la sua componente industriale, sono andato ad analizzare quest’ultima, sulla base dell’indice ISTAT dei prezzi alla produzione dei carburanti venduti sul mercato interno. Questo dato è raccolto mensilmente dal 2003. Ho quindi normalizzato (moltiplicato per un fattore fisso) l’indice, per sovrapporlo graficamente alla rilevazione del Prezzo industriale data dall’Osservatorio Prezzi.
Su questi dati, che come si vede dal grafico seguente sono molto ben sovrapponibili, ho fatto delle interpolazioni mediante regressioni esponenziali. La regressione è uno strumento statistico che permette di definire una linea di tendenza per un insieme di dati che, prolungata, permette di prevederne l’andamento successivo. La forma esponenziale è quella utilizzata per dati in fase di crescita, per i quali non si preveda, nelle fasi successive, una stabilizzazione definitiva. Il parametro R al quadrato, citato nei grafici, indica la bontà della previsione, ottima se eguale ad 1 e progressivamente peggiore verso lo zero.
Ho definito le tendenze sia dei dati dell’ISTAT dal 2003 ad oggi (linea azzurra) che di quello dell’Osservatorio (2004 ad oggi, linea arancio), trovandole praticamente identiche. Infine ho azzardato una previsione pessimistica, supponendo che la tendenza della spinta al rialzo degli ultimi due anni sia più influente rispetto ai dati più vecchi (2007 ad oggi, linea blu).



La previsione va nel futuro per un periodo di due anni e sembra mostrare che a metà del 2010 il Prezzo industriale del carburante sarà nella fascia € 0,75-1,10, con un incremento relativo rispetto ad oggi, oscillante tra il 6% ed il 56%. Il prezzo alla pompa, rimanendo inalterate le politiche fiscali, potrebbe quindi anche raggiungere la soglia dei € 2,00. Il bello della previsione statistica è che tiene conto in qualche modo dei dati medi, compensando nel breve periodo fasi alternate di crescita e diminuzione.

martedì 8 luglio 2008

Oggi 8 luglio molti italiani scenderanno in piazza per far sentire la loro protesta contro alcune delle prime misure del governo di Berlusconi. Guidato da Antonio di Pietro, da Grillo e da altri oppositori all'attuale maggioranza, il popolo della piazza intende dare un segnale chiaro al Governo: "non approfittate con arroganza della vostra vittoria per prevaricare i diritti degli italiani".

Se è vero che il Governo si appiattisce nel definire le sue priorità sulle esigenze personali del suo capo, allora la protesta è certamente un elemento di riequilibrio democratico. In fondo Berlusconi governa con il 47,3% dei voti al Senato ed il 46,82% alla Camera che per effetto della Legge elettorale si sono trasformati in una maggioranza rispettivamente del 55,1% e del 55,81% nei due rami parlamentari. Percentuale di voti molto alta ed indiscussa forza politica, democratica e popolare.

Se invece la piazza è animata più che da una giustificata protesta contro i pretesi abusi di autorità del Presidente del Consiglio, da una sorta di spirito di rivincita, allora la manifestazione è forse minata alla base nel suo intento di essere veramente democratica. Vedere schierati come bandiere uomini di cultura come il filosofo Vattimo o lo scrittore Eco, non aggiunge forza alla democrazia, se la loro discesa in piazza è acriticamente e pregiudizialmente volta contro un singolo uomo che con i suoi pregi ed i suoi difetti, ha tuttavia il voto dell'Italia.

La presunzione di pensare che gli Italiani non capiscono niente e che hanno votato superficialmente o peggio ingannati dal grande affabulatore, è potenzialmente pericolosa per la democrazia almeno quanto potrebbero esserlo le leggi ad hoc di Berlusconi.

Il vero problema della sconfitta della sinistra sta tutto, ma proprio tutto, nell'assoluta inconsistenza delle forze politiche e degli esponenti culturali che la rappresentano: anni luce lontani dalla realtà quotidiana del popolo italiano.

Come autore del blog LEXCIVILIS, spero solo che la protesta di oggi e le risposte del Governo, siano, tutte insieme, assolutamente civili. Oggi si può far vedere al mondo che l'Italia è capace di un vero confronto democratico, anche di piazza, che si svolga in modo civile, rispettoso e chiaro. Mi impegno umilmente nella mia vita personale, professionale e nel mio lato "pubblico" a lavorare per aiutare il mio paese a recuperare quell'evidente deficit di civiltà che lo distanzia rispetto ad altre democrazie più mature. Per far questo cerco di evitare sempre la polemica, l'insulto e le critiche vuote, per misurarmi con uno spirito costruttivo e pratico che spero prima o poi di veder crescere attorno a me.

sabato 5 luglio 2008

Servizio civile: entro lunedì 7 luglio le domande

Il Servizio Civile Nazionale, è la possibilità per i giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico. E’ un servizio volontario che garantisce una forte valenza educativa e formativa, e rappresenta un’importante occasione di crescita personale ed un’opportunità d’educazione alla cittadinanza attiva. Le aree d’inserimento dei volontari sono quelle dell’assistenza, della protezione civile, dell’ambiente, del patrimonio artistico e culturale, dell’educazione e promozione culturale, di missioni all’estero.
Istituito con la legge n° 64 del 6/03/2001, dal 1/01/ 2005 si svolge su base esclusivamente volontaria. La legge prevede che ai giovani che abbiano svolto attività di Servizio civile nazionale possano essere riconosciuti crediti formativi da spendere negli studi e nella formazione professionale, mediante apposite convenzioni. Inoltre il servizio civile è valutato nei concorsi pubblici con le stesse modalità e lo stesso valore del servizio prestato presso gli Enti Pubblici.
Chi presta il suo servizio per almeno 12 mesi, beneficia della riserva del 10% dei posti per l’accesso alle carriere iniziali nelle attività istituzionali dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale dello Stato, a decorrere dal 2006. Infine il periodo di servizio civile è riconosciuto valido, a tutti gli effetti, per l’inquadramento economico e l’anzianità lavorativa ai fini del trattamento previdenziale dei settori pubblico e privato.
Ai volontari spetta un compenso di € 14,46 netti giornalieri, per un totale € 433,80 netti mensili. A chi presta il suo servizio in un comune diverso da quello di residenza, spetta un rimborso delle spese di viaggio e se previsto nello specifico progetto, anche vitto ed alloggio. Per i volontari impegnati in progetti all'estero, è prevista un’indennità estero di €15 giornalieri ed un contributo per il vitto e l'alloggio di ammontare non superiore a €20. Interessa sicuramente sapere che l’attività svolta nell`ambito dei progetti di servizio civile non determina l`instaurazione di un rapporto di lavoro né la sospensione o la cancellazione dalle liste di collocamento e di mobilità.

Entro il 7 luglio 2008 è possibile presentare le domande relative ai Bandi 2008, all'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile ed alle Regioni e Province autonome. Saranno 34.104 i volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all'estero.

Dal 30 giugno fino al 4 luglio è stata trasmessa sui canali RAI sia televisivi sia radiofonici, la campagna promossa dall'Ufficio Nazionale per sensibilizzare i giovani a svolgere il Servizio civile nazionale, partecipando ai bandi di selezione.

Sinceramente trovo lo spot poco adatto al tema. Mi sembra un messaggio ammantato di romanticismo e di una sorta d’idealismo molto superficiale. Nessuna indicazione concreta, nessun richiamo a siti od uffici dove reperire ulteriori informazioni tecniche. Soprattutto mancano del tutto le indicazioni pratiche che forse potrebbero accendere l’interesse dei giovani. Sembra funzionale molto di più a chi lo ha realizzato, come una sorta d’autocompiacimento che a stimolare l’interesse dei giovani d’oggi. Questi potrebbero anche non sapere più cosa sia il Servizio Civile. Sembra purtroppo molto piccolo anche l'interessamento del mondo della stampa e dell'informazione in generale, su questo tema di una notevole rilevanza civile.

Oggettivamente per un giovane senza esperienza e senza lavoro, il Servizio Civile può anche rappresentare una pratica via d’uscita dall’inerzia. Stimolato magari dal piccolo guadagno e dal poter vivere fuori casa, imparando nel frattempo qualche cosa d’utile, potrebbe trovare quello slancio utile a dargli nuova spinta nella vita.

Altra considerazione, è che il Servizio Civile potrebbe davvero rappresentare un punto di svolta per molti giovani senza prospettive e non solo un momento d’alta solidarietà. Forse questa scuola di vita dovrebbe essere presa in maggiore considerazione, magari anche retribuendo meglio i volontari e fornendogli nel frattempo una formazione utile anche per il futuro.

A ben vedere, il dubbio che il cancro della politica attanagli anche l’istituzione dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile potrebbe venire, pensando ad una certa coincidenza delle date d’insediamento dei direttori con quelle del cambio dei governi.
Come leggo sul Blog ESSERCI (LINK) autodefinentesi “Sito ufficiale del Tavolo Ecclesiale sul Servizio Civile”, in un post del primo luglio ecco la successione dei direttori: Guido Bertolaso (1998- ottobre 2002), Massimo Palombi (ottobre 2002- agosto 2006) e Diego Cipriani (agosto 2006-giugno 2008), Leonzio Borea (dal 30/06/2008).

L’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile fa parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Forse anche quest’incarico non riesce a sottrarsi al destino d’essere spesso destinato a dare un’occupazione ad amici politici? Si tratta davvero di un ufficio per il quale i governi che si succedono scelgono responsabilmente la persona maggiormente capace, per attuare un programma di sviluppo d’ampio respiro? Tentare una risposta a queste domande potrebbe attrarre qualche querela, quindi preferisco aggiungere poche informazioni sul background politico e culturale dei direttori che si sono succeduti.
Leonzio Borea è stato senatore UDC nella precedente legislatura per poi migrare politicamente insieme al gruppo degli amici dell’On. Carlo Giovanardi, nelle file dei Popolari Liberali all’interno del Popolo delle Libertà.
Diego Cipriani è giornalista, insegnante alle scuole superiori, è stato responsabile del settore Obiezione di Coscienza e Servizio Civile della Caritas. Dal 1991 al 2000 è stato Segretario e poi Presidente della Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile (CNESC). Ha scritto alcuni libri sul tema per l’editrice La Meridiana. Dal 1993 al 1997 è stato vice Presidente del BEOC, l’Ufficio Europeo dell’Obiezione di Coscienza ed ha collaborato alla stesura della legge italiana in materia.
Massimo Palombi proviene dalle fila della Democrazia Cristiana, è stato senatore dal 1994 al 1996 e successivamente assessore alla mobilità e trasporti della Provincia di Roma dal 1999 al 2001 nella giunta di Centro-destra presieduta da Silvano Moffa di AN. Ultimamente è stato candidato nelle liste UDC per il Senato come numero cinque della lista per il Lazio, non eletto.
Guido Bertolaso
è decisamente un personaggio noto e chi volesse approfondirne la biografia può farlo ad esempio su Wikipedia (LINK).

Bertolaso a parte, mi sembra che il meno politico e certamente il più esperto della materia sia Diego Cipriani, che è stato appena sostituito dopo meno di due anni, forse un tempo troppo breve per ottenere risultati. Senza dubbio un motivo ci sarà stato: ai lettori le considerazioni del caso.
Oggi ho riorganizzato l'indice per argomenti in maniera più logica. La ricerca dei post dovrebbe beneficiare di un sommario maggiormente sintetico ed ordinato. Inoltre lexcivilis adotta fino ad agosto i nuovi colori estivi ispirati al mare.

venerdì 4 luglio 2008

Doppio lavoro in nero

Oggi voglio scrivere di un tema dibattuto in modo molto superficiale, o usato da molti come una bandiera: quello degli stipendi bassi. Ci sono moltissime famiglie in Italia, magari con un paio di figli che vanno avanti nominalmente con un solo reddito intorno agli € 1.100,00 netti mensili. Faccio subito un esempio: F. lavora in una scuola come assistente tecnico ma il suo magro stipendio non basta per vivere decorosamente con sua moglie e i due figli. F. non si risparmia sul lavoro, si dimostra volenteroso e pieno d’iniziativa: "Mani d'oro" lo chiamano i colleghi. La sua buona volontà non può conquistargli riconoscimenti in un posto pubblico, dove i premi sono sempre a pioggia e non si incentivano i meritevoli, spesso additati come "poveri fessi". F. non se ne preoccupa e continua a lavorare con impegno.
Per guadagnare di più, finite le sue sei ore giornaliere, si dedica ad un doppio lavoro. Qui le sue mani d'oro gli rendono quanto merita. Il pomeriggio e la fine settimana fa lavori di muratura, di tinteggiatura, di piccola e media manutenzione. Tutto rigorosamente in nero, ossia senza fare ricevuta e senza denunciare gli ulteriori redditi.
E’ vero che così facendo evade le tasse, eppure non si può negare che è difficile per lui, se non impossibile, raggiungere in altro modo una retribuzione più adeguata alle giuste esigenze della sua famiglia. Per un dipendente pubblico, la possibilità di fare un secondo lavoro passa attraverso le forche caudine di regole molto restrittive e necessita infine dell'autorizzazione del dirigente. F. potrebbe fare un secondo lavoro solo se passasse ad un part-time al 50% nella scuola dove è impiegato, ottenendo anche il permesso dal segretario.
Non dobbiamo nasconderci però che se chiediamo a F. di rientrare nei canoni della Legge, dobbiamo avere anche il coraggio di dirgli di rinunciare a stare in campeggio d'estate con i suoi figli, di non portarli dall'odontotecnico per raddrizzare i denti, di evitare di fargli fare sport il pomeriggio. Dobbiamo fargli capire che non può più continuare a costruire la casa per loro nel terreno lasciatogli dai genitori. Non potrà più fare tante di quelle cose che può permettersi solo avendo una doppia retribuzione.
Con tutto questo non voglio e posso giustificare il fatto che F. evade le tasse per quanto guadagna con il secondo lavoro ed opera senza curarsi di tutti quegli accorgimenti di cui sarebbe tenuto a dotarsi, se agisse alla luce del sole. Trattandosi per l’appunto di un “secondo lavoro”, per di più svolto in forma individuale, F. non ha modo di sviluppare la sua attività ad un livello tale da renderla redditizia se svolta nel rispetto delle norme fiscali, previdenziali e di sicurezza.
Gli elementi della situazione sono alla fine questi:
  • F. guadagna con il suo primo lavoro troppo poco per fare campare la sua famiglia;
  • Il datore di lavoro pubblico non è capace di valorizzare economicamente F. come persona meritevole;
  • F. è costretto a fare un doppio lavoro non autorizzato e di nascosto, senza garanzie per la sua sicurezza ed evadendo le tasse;
  • F. così facendo danneggia le ditte ed i professionisti che operano in maniera corretta nel settore del suo doppio lavoro;
  • F. non concorre nella misura della sua reale capacità contributiva alla società nel suo complesso, sottraendo risorse al fisco ed alla previdenza;
Ne escono danneggiati sia F. che la società civile. Lui perde perché scommette il benessere guadagnato per i suoi cari sulla sua sicurezza e sulla sua salute. I suoi figli perdono perché imparano che le regole di convivenza civile si possono tranquillamente calpestare per ottenere un vantaggio personale. La società perde perché le sono sottratte risorse dovute. Lo Stato perde perché trascura di valorizzare un suo dipendente volenteroso e quindi preziosamente raro. I sindacati e la burocrazia pubblica perdono perché colpevolmente responsabili di negare a chi volesse lavorare di più, la possibilità di farlo.
Ora facciamo tutti mente locale e cerchiamo di ricordarci quanti signori F. abbiamo incontrato nella nostra vita. Quante volte ci siamo avvalsi di loro per fare dei lavori in casa, per sistemare una soffitta o per tinteggiare le nostre stanze?
Il ministro Brunetta vuole dare la possibilità ai dipendenti pubblici di prendersi un anno di aspettativa non retribuita per cercare di mettersi in proprio. Spero che da buon economista, quale egli è, affronti presto e bene anche il tema del rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici in termini di valorizzazione reale del merito. La soluzione al problema del lavoro nero di F. deve passare per una retribuzione più alta ed un sistema premiante che gli permetta di esprimere le sue capacità per la scuola dove lavora. Inoltre, se ancora necessitasse di fare un secondo lavoro, credo ci si debba sforzare di creare condizioni fiscali e previdenziali che salvaguardino le aziende che operano correttamente permettendo a persone come F. di ricavare legalmente un’ulteriore fetta di reddito.
La Legge torni al servizio di F. e dei cittadini. A quel punto, date a tutti le corrette opportunità, è giusto che lo Stato non esiti a far rispettare una legge veramente eguale per tutti.