domenica 2 agosto 2009

Il deserto che avanza

Generalmente chi si accorge che parte del proprio giardino secca e muore, si preoccupa molto. Chi non avesse un giardino proverebbe la stessa sensazione vedendo inaridire il parco cittadino, od i giardinetti sotto casa. Tutti avrebbero la sensazione di essere colpiti dalla desertificazione in maniera diretta. Si attiverebbero irrigando, cercando di salvare quello che rimane e di recuperare quanto perso. Alcuni si renderebbero subito conto che salvare il proprio spazio verde ha un costo. L'acqua si paga ed a volte non è possibile utilizzare quella dell'acquedotto
per irrigare. Sollevare l'acqua da un pozzo, comporta un alto costo di corrente per le pompe. Dopo aver visto la spesa del far venire un’autobotte per irrigare, ci si informerebbe subito su quella di una cisterna per la raccolta dell'acqua piovana. Pochi non prenderebbero in considerazione l’utilizzo di un sistema di irrigazione goccia a goccia, per non sprecare il prezioso liquido. Nel frattempo si farebbe
caso a tutta una serie di fattori utili a mantenere un sostanziale equilibrio “ecologico” ed uno stile di vita “ecosostenibile”. Si chiuderebbe il rubinetto mentre ci si insapona o ci si lavano i denti, si farebbe maggiore uso della lavastoviglie a piano carico, si farebbero docce igienicamente valide ma meno lunghe. Insomma si metterebbe un po più di cura e di attenzione, sapendo che quello che si usa alla fine si deve pagare e che quello che si spreca, è sempre difficile da rinnovare.

Poco tempo fa ho visto una foto della Terra che mi ha fatto la stessa terribile sensazione del vedere un ipotetico giardino di casa mezzo secco. Si tratta dell'immagine ripresa da un satellite della NASA che mostra l'indice
di vegetazione globale (in inglese NDVI o Normal Differenze Vegetation Index). Si tratta forse del miglior esempio, di come una singola immagine valga più di mille parole. Schiere di ecologisti, centinaia di trasmissioni televisive, appelli di premi Nobel, non riuscirebbero a colpire maggiormente l'immaginazione di chi guardi per qualche secondo quella foto della nostra Terra. Essa appare vulnerabile ed avviata verso un destino che la porterà un giorno ad assomigliare a Marte. L'estensione dei deserti e la poca superficie complessivamente destinata, da un lato alle colture e dall'altro alle foreste, mostrano che il nostro giardino privato è già oggi fortemente danneggiato.Non voglio dimostrare cose su cui persino i migliori ambientalisti sono in disaccordo, ma mi chiedo se stiamo veramente mettendo cura ed attenzione, nel cercare di porre i giusti rimedi alla sorte del nostro pianeta. Dalla foto sembra che la Terra sia fortemente aggredita. Solo poche zone appaiono verdi e vitali, mentre le estensioni dei deserti appaiono troppo ampie. Come per magia capiamo subito che imboccare la strada del risparmio energetico, del solare e dell'eolico, lavorare per salvaguardare la terra coltivabile, crescere le nuove generazioni nel rispetto dell'ambiente, devono essere priorità assolute e non mode elettorali. Nessuna politica di medio respiro può evitare di fare i conti con la prossima penuria di cereali, a cui il mon
do si sta già preparando, con la scarsità dell'acqua, e con i problemi sociali che ne deriveranno su scala globale.L’Italia, terra del sole, del vento e grande produttore idroelettrico, non deve solo dare l’esempio ma anche cogliere l’occasione di diventare un paese leader nelle energie alternative e nello sviluppo sostenibile. Non significa rinunciare ad un nucleare probabilmente necessario, ma approfittare di una posizione straordinaria, per diventare punto di riferimento in settori tecnologici strategici per lo sviluppo mondiale. L’Italia ha molto da insegnare a paesi ben più potenti e più ricchi che stanno imboccando la strada dello sviluppo sostenibile. Lo dimostra l’America di Obama pronta a sposare una Fiat capace di produrre auto che consumano la metà dei modelli tradizionali di quel paese. Lo dimostra una dieta ecologicamente vantaggiosa che prevede un forte uso diretto di cereali come pasta e pane.

Stati uniti, Canada e Gran Bretagna ad esempio li consumano indirettamente, sotto forma di carne , latte e uova derivanti da bestiame alimentato da cereali. Per nutrire un americano servono molti più cereali che per un italiano e, per questo, si sfruttano i suoli in modo maggiormente intensivo. Lo stile alimentare Italiano si può fondere con una forte tradizione tecnologica, oggi assopita, per ridare sviluppo anche a parti rilevanti dell’economia del Paese. In questi giorni sui quotidiani si legge del grande incremento di nuove aziende operanti nelle energie alternative. Nessuno però sa dire se si tratta o meno dei vecchi idraulici che si riciclano come installatori ad esempio di pannelli fotovoltaici prodotti in Germania. Nessuno pare prendere sul serio questa straordinaria possibilità di sviluppo. Non può e non deve finire così. Dobbiamo proporre politiche volte ad agevolare soprattutto la ricerca e la produzione in Italia di tecnologia solare ed eolica. Abbiamo perso il treno dell’elettronica, dell’informatica e dei cellulari. Adesso dobbiamo guidare noi il treno delle nuove tecnologie ecologiche di cui i paesi emergenti e quelli più potenti del mondo si apprestano a fare grande uso.

LINK:
Le Scienze Giugno 2009 "Guarda che Terra!" (da cui è tratta la foto della Terra)
L'Italia di Oggi Blog (da cui è tratta la foto di Obama)

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dal Blog LEXCIVILIS di Edoardo Capulli